Firmato accordo sindacale in Regione Puglia: indennità fino a 800 euro netti mensili per i medici e fino a 180 euro netti mensili per il comparto
Grazie all’accordo sindacale sottoscritto tra l’Assessorato alla Sanità della Regione Puglia e le organizzazioni sindacali della dirigenza e del comparto sanità, ci saranno stipendi più alti per medici e operatori di Pronto Soccorso in Puglia
Le indennità per i medici sono calcolate sulle ore effettivamente lavorate nei Pronto Soccorso e potranno arrivare a importi medi mensili netti di circa 800 euro al mese; la Regione Puglia riconoscerà, a maggio prossimo, un’anticipazione del 60% degli importi stimati per il 2025.
Le indennità per il comparto sono, invece, calcolate su base del lavoro svolto mensilmente dalle equipe che operano nei Pronto Soccorso e potranno arrivare a circa 180 euro netti mensili.
Sono complessivamente 342 i dirigenti medici e 3.141 le unità di personale del comparto sanitario coinvolti nelle attività di Pronto Soccorso dall’accordo sindacale, secondo i dati relativi all’anno 2024.
A questi professionisti saranno destinate risorse economiche mirate, che la Regione Puglia ha ricevuto dal fondo nazionale.
Nel triennio 2022-2024, le risorse assegnate per i dirigenti medici ammontano a oltre 10 milioni di euro, mentre quelle destinate al personale del comparto superano i 22 milioni.
Grazie a un lavoro congiunto e puntuale tra Regione e sindacati, è stato stabilito un criterio di riparto delle risorse per il triennio 2022-2024, che tiene conto della reale attività svolta dal personale medico e del comparto nei Pronto Soccorso e nei servizi 118, in base alle ore lavorate e alla presenza effettiva in servizio.
L’indennità sarà erogata a partire dal mese di maggio 2025, con importi crescenti per ciascun anno del triennio. Ai medici spetterà un compenso lordo orario pari a 3,16 euro nel 2022, a 7,07 euro nel 2023 e a 10,26 euro nel 2024. Per il personale del comparto, l’indennità sarà mensile e pari a 93,06 euro nel 2022, 200,12 euro nel 2023 e 297,86 euro nel 2024, sempre in relazione all’effettiva presenza in servizio.
Sebbene i fondi stanziati abbiano origine nazionale, la normativa vigente e i contratti collettivi prevedono che siano le Regioni, d’intesa con le Organizzazioni Sindacali, a definirne concretamente l’applicazione sul proprio territorio.